Il primo passo della pratica iniziatica è conoscere quel silenzio e quella concentrazione di cui Frater SRH ha trattato nei suoi insegnamenti qui nel Social, ove in pari tempo, spiegando i simboli delle «acque», dei «Salvati dalle acque» e dei «Dominatori delle acque», si è dato il senso più generale dell’Opus magicum, che il commento al Rituale Mithriaco (presente nel nostro blog) ha, sotto vari riguardi, completato.
Il secondo passo consiste nel portare il senso di sé dalla testa al cuore, cioè da una coscienza riflessa ad una coscienza organica centrale. Allora si apre la possibilità di prender contatto col corpo sottile.
Come il corpo materiale è la sede delle esperienze concernenti la realtà materiale, così il corpo sottile è la sede delle esperienze concernenti la realtà sottile - o, per dire meglio: concernenti l’aspetto sottile della realtà. L’esperienza del quale aspetto ha relazione con quella dei cosiddetti suoni, segni, nomi delle cose e degli enti, di cui è stato detto commentando il Rituale Mithriaco.
Coteste esperienze non avvengono attraverso i sensi fisici e trascendono anche le facoltà discorsive e razionali, che sono essenzialmente legate al cervello e che traggono la loro materia dai sensi fisici stessi. Trasferito l’lo nel cuore, è data, in via di principio, la possibilità di una conoscenza che non è più indiretta, riflessa, percettivo-discorsiva, ma diretta o simbolica: la presenza delle cose e le influenze loro sono colte, per così dire, a mezz’aria, prima che diano luogo alle reazioni, soltanto in funzione delle quali esse appaiono come «cose fisiche». Per questo è anche detto sui simboli, quali strumenti o appoggi per una forma non più sensorio-discorsiva di conoscere, libera dell’organo del cervello e attuantesi attraverso i sensi sottili.
Vi sono diversi modi per suscitare il senso del «corpo sottile» e per facilitare le operazioni che lo hanno come base. Intanto si vuole integrare in questa direzione l’istruzione già data, cioè la contemplazione di un sole che sorge nella notte e tramonta col giorno, accompagnata dal senso, rispettivamente, che noi stessi si ascende e discende un «monte».
È che durante la notte si produce qualcosa che, in un modo materialistico di esprimersi, potrebbe paragonarsi ad un «liberarsi» o «staccarsi» del corpo sottile dal corpo fisico. Ma l’lo, abituato a poggiare sul corpo fisico, non sa accompagnare questo distacco, epperò il risultato non è il destarsi, ma il sommergersi della coscienza nel torpore. L’esercizio se eseguito con la giusta intenzione, opera invece nel senso di creare una predisposizione per seguire cosciente mente il processo e «introdurre l’lo nello stato sottile».
Bisogna però rilevare che cotesto distacco in via naturale non è completo, non è tale che il corpo sottile non mantenga una certa connessione col corpo fisico che esso anima; e la risonanza in lui degli impulsi subcoscienti e dei processi (normali o anormali) dell’organismo crea il mondo dei sogni. Solo in parte esso si libera ed entra in contatto col mondo extrasensoriale; ma molte delle possibilità di conoscenza e di azione che a tale riguardo ne deriverebbero sono paralizzate per il sussistere di quella parziale connessione con la vita del subcosciente organico, creatrice dei sogni comuni.
Bisogna tendere, dunque, ad un distacco pieno e cosciente, creando una diversa polarizzazione del corpo fluidica rispetto a quello fisico. Ciò lo può tentare chi abbia già ottenuto qualche risultato dall’esercizio prece dente (p. es.: un senso di vaga luminosità fluttuante durante il sonno) e già abbia preso un certo contatto con il corpo sottile stesso. Allora, ecco che vi è da fare. Prima di addormentarsi, dopo aver accompagnato contemplativamente il sole allo zenit e sé stessi nell’ascesa sin sulla sommità del «monte», bisogna visualizzare una immagine del proprio corpo nella esatta posizione in cui si trova, legarla al senso del corpo sottile e poi immaginare un lento movimento dell’immagine così animata sino a portarla ad assumere la posizione opposta. Per esempio, se il corpo giace sul fianco sinistro, si immagini una rotazione sino a sentirlo come se giacesse sul destro. Dopo di che, ci si addormenti. Per la forza di questa pratica è possibile che, nel corpo sottile, anche la parziale dipendenza dalla vita organica sia sospesa.
La condizione per l’efficacia di questo rito è l’andare incontro al sonno senza stanchezza, con mente calma e serena, con un intimo desiderio di elevazione e di illuminazione, quasi con un senso di venerazione e di fiducia rispetto al mistero celato dal sonno. L’attitudine connaturata di abbandonarsi, di lasciarsi andare in un bisogno di distensione fisica, con cui si va incontro al sonno, agisce proprio nel senso contrario a quello cui mirano dette pratiche.
Ed ora, alcuni principi generali, che consigliamo alla meditazione di chi si dà alle discipline iniziatiche:
- Desiderio, speranza, attesa allontanano inesorabilmente dai risultati;
- Tutti gli esercizi esoterici danno frutto solamente quando si giunge ad amarli ed a volerli per sé stessi, quasi che in sé stessi avessero il loro scopo;
- La persistente mancanza di risultati anche dopo pratiche costanti e serie può non essere che una prova;
- Trovar naturale tutto ciò, è già un risultato.
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